Riflesso di me stessa ma identificata
in questo oggetto umano, in questo corpo-mente.
IO SONO la Coscienza, niente mi ha creata
poiché sono il Divino, sono la Sorgente.


Nan Yar?
Tat Tvam Asi!

"IO SONO CIO' PER CUI SO CHE IO SONO"

Meditare con la Poesia

Meditazione sulla ricerca del Paradiso



Ti ostini a ricercare con la mente
un paradiso dove riposarti
ma il paradiso è qui, nel tuo presente.
Sei tu che stai giocando ad inventarti.

Tra le tante illusioni foggiate da Maya che confondono la mente umana, vi è anche la credenza che, dopo la morte, chi ha avuto in Terra un comportamento consono agli insegnamenti inculcati dal proprio credo possa godere di un meritato riposo nelle eccelse sfere superiori del paradiso. Sovente, la vita sulla Terra è paragonata ad un inferno e può capitare che l’organismo corpo-mente giunga al punto di desiderare la propria morte fisica per poter ambire finalmente ad una “vita oltre la vita” che si immagina migliore. Anche l’uomo di fede ripone in Dio i suoi ideali di serenità celeste. È stato abituato fin da piccolo che per ricevere occorre prima dare e questo condizionamento lo sprona ad avere timore del castigo divino e a cercarne la benevolenza, mantenendo in vita un atteggiamento di purezza d’animo e di generosità verso il prossimo che potrebbe aiutarlo a guadagnarsi l’agognato posto in paradiso. L’Advaita Vedanta insegna che la vita che tutti percepiscono come reale non è che un sogno, il riflesso della Sorgente che si specchia nel mondo fenomenico che appare nello spazio-tempo concettuale. Per consentire l’illusoria manifestazione, questo mondo necessita di oscillare continuamente tra gli opposti interdipendenti, quali ad esempio il bene e il male. La realtà dell’Advaita (il “non due”) è molto diversa dalla realtà percepita dall’essere umano, illusoriamente convinto a causa della Divina Ipnosi di essere un soggetto dotato di volontà e in grado di gestire autonomamente il proprio destino. L’indole dominante dell’ego, la personalità, l’individualità e il senso di separazione che contraddistinguono l’uomo fanno sì che si crei un costante confronto con le altre creature viventi e, di conseguenza, si generino le relazioni interpersonali che danno vita alle sensazioni emotive causate e percepite da ogni essere senziente. Si creano dunque, annichilendosi reciprocamente nel perfetto equilibrio della manifestazione, opposti apparentemente stridenti quali l’amore e l’odio, la soddisfazione e la frustrazione, la gioia ed il dolore…  Il Saggio ha raggiunto la consapevolezza di essere solo un’immagine mentale dell’Assoluto e conseguentemente un Suo riflesso che raccoglie in sé tutte le caratteristiche divine. Ogni sorgente di luce riflessa mantiene intatte le caratteristiche della sorgente che l’ha emanata e così è l’uomo: riflesso divino ed al medesimo tempo il Divino stesso! Il Paradiso non è da ricercare altrove bensì nel raggiungere, grazie all’intuizione spontanea, la consapevolezza che Tutto è Dio e Dio è in Tutto, non potendo esistere, se non in forma illusoria immaginata, niente che possa essere localizzabile altrove rispetto alla Sorgente. Nell’illusione appare un mondo di forme e di pensieri, di sensazioni emotive e di azioni compiute ma nella Realtà esterna allo spazio-tempo tutto è immobile ed in perfetto equilibrio. Il Tutto si sovrappone al Nulla e l’universo fenomenico prende forma nell’illusorio riflesso della Mente Divina. Il Paradiso è già qui, e l’uomo ci è sempre stato completamente immerso, ma il gioco di Maya vuole che l’uomo-riflesso debba perdersi lungo la via per poi riscoprirsi ciò che realmente È.