Prefazione e biografia
Prefazione
In letteratura il labirinto è un tema eterno, così come lo è il tema dell’essere in filosofia, dai presocratici in poi. Del tema del labirinto si nutre il romanzo di Carlo, che apre questa cospicua opera.
Il labirinto è un tema classico. Ci fa pensare al leggendario labirinto di Cnosso, che secondo la mitologia greca fu fatto costruire dal re Minosse sull'isola di Creta per rinchiudervi il mostruoso Minotauro, nato dall'unione della moglie del re, Pasifae, con un toro bianco donato da Poseidone a Minosse. Era un intrico di strade, stanze e gallerie, costruito da Dedalo con il figlio Icaro, i quali, quando ne terminarono la costruzione, vi si trovarono prigionieri. Dedalo costruì delle ali, che attaccò con la cera alle loro spalle, ed entrambi ne uscirono volando.
Fu Teseo, eroe figlio del re ateniese Egeo, a offrirsi di uccidere il mostro. Quando il giovane arrivò a Creta, Arianna, la figlia di Minosse e Pasifae, si innamorò di lui e lo aiutò a ritrovare la via d'uscita dal labirinto dandogli un gomitolo rosso che, srotolato, gli avrebbe permesso di seguire a ritroso le proprie tracce.
Ecco quindi il fil rouge, parlare di labirinti è parlare di miti. Tuttavia, il tema del labirinto è anche un argomento da novecentisti. Ne è intrisa, la letteratura di Jorge Luis Borges: questo archetipo aleggia su parecchi racconti dello scrittore argentino. Lo stesso Calvino, definì la letteratura sfida al labirinto e una rappresentazione del mondo. [1]
Non sono molto diverse le conclusioni di semiotica di Umberto Eco; l’uomo è un animale sociale (Aristotele) ma anche un animale narrativo, organizza intorno a sé universi di segni e interpretazioni, codici, che servono proprio a dare un orizzonte interpretativo alla realtà.[2] Come dire, la realtà non è che un labirinto, nel quale con il filo rosso di Arianna proviamo a costruire il senso di tutti i giorni, dalle occasioni più banali fino alla pura filosofia.
Importante, in letteratura, è il tema dell’essere, che in filosofia conosce infinite versioni e interpretazioni. L’essere racchiude le domande sul senso della vita, sulle circostanze e tutto ciò che ci capita, e in letteratura si veste di personaggi che incarnano la sfida e la ricerca.
Jader, il protagonista de Il labirinto è uno di questi personaggi. Un infelice eroe moderno, che sembra uscito da un romanzo di Kafka, o da un racconto di Joyce. E’ un mediocre uomo tranquillo, che ha smesso di farsi domande sulla sua infelicità: essa gli appare ormai una compagna di viaggio che gli si è cucita addosso e della quale non riesce più a lamentarsi. Proprio allora qualcosa inizia a cambiare…
Tutta La trilogia dell’(non) essere, a cominciare dal gioco di parole del titolo, è una contrapposizione tra la vera e la falsa realtà. Da un lato, l’uomo è preso nella trappola/labirinto della modernità, che lo ha ridotto a una pura funzione (il suo lavoro), dall’altro le possibilità di risveglio che ha sono infinite. Jader, inizia un cammino che lo porta attraverso un mondo fantastico, dove si susseguono una serie di personaggi ombra e specchio della sua interiorità, che hanno lo scopo di aiutarlo a sfidare il labirinto, a risvegliare la propria coscienza, a comprendere e meglio capire le vere leggi che governano l’esistenza, e a scoprire molto di più sulla propria vita: afferrandone davvero il compiuto sapore e i segreti. Le “sette gocce” che piano piano lo guidano a questa scoperta non sono altro che questo, un piacevole e ritmato invito al cambiamento.
Il viaggio di Jader è affascinante, esoterico e poetico. Il fatto poetico è l’altro elemento chiave per capire questo libro. Al romanzo, divertito e leggero, segue la trilogia poetica. Dopo il fantastico materiale, i colpi di scena e i déplacement fisici e mentali vissuti dal protagonista, degni di una matrice surrealista alla Tommaso Landolfi, veniamo presi per mano da tre raccolte poetiche che portano il lettore in un coerente viaggio dell’anima. Il risveglio avviene piano piano, come la goccia che cadendo con infinita pazienza e meticolosità, scava la roccia dell’indifferenza e dell’insensibilità.
Il libro contiene un ulteriore sorpresa. La Mortale Commedia, il testo poetico che chiude il libro è il primo tentativo di riscrivere La Divina Commedia di Dante, a 700 anni esatti dalla morte del poeta fiorentino. Con l’atteggiamento dell’allievo, umile e mai borioso, Carlo architetta una musicalità perfetta e funzionale con cui vestire gli insegnamenti umani e morali di cui anche La Commedia abbondava: una calma catarsi dell’anima, che piano piano con la guida del proprio maestro, conduce l’io alle vette della consapevolezza. Non poco della scrittura di Dante confinava con l’esoterismo e la magia, con il viaggio di interpretazione filosofica, con il tema dell’io; la raccolta che chiude l’opera e tutto il libro colgono e riproducono quest’atmosfera perduta.
Biografia dell'autore
Carlo Nardini nasce nei dintorni di Firenze. All’età di sette anni, frequentando appena la seconda elementare, già manifesta la sua innata predisposizione per le rime e la poesia. Durante l’adolescenza inizia a sviluppare il suo interessamento all’esoterismo e alla spiritualità che lo condurrà, in età ormai adulta, ad intraprendere lo studio approfondito di numerose discipline filosofiche orientali, dalle quali riuscirà ad assorbire molte delle più profonde essenzialità. Durante questo meraviglioso viaggio introspettivo lungo una vita, accompagnato e guidato dalle sue capacità intuitive, Carlo comporrà numerose opere, in prosa e in rima, che oggi vengono in parte raccolte in questa “Trilogia dell’ (non) Essere”.
IL LABIRINTO (1995)
L'incontro con gli insegnamenti impartiti da una misteriosa poesia ed i suggerimenti spirituali ricevuti da Sette Gocce di Sapienza, che nel racconto assumono le sembianze di altrettanti fantastici personaggi, guidano Jader all'interno del Labirinto, laddove ad ogni certezza esistenziale tanto faticosamente conquistata si contrappone il dubbio che tutto quanto ci è consueto e conosciuto non debba necessariamente corrispondere alla “Realtà”. Esplorando il Labirinto, in un contesto non più identificabile con il conosciuto né appartenente alla sfera del sogno o dell'immaginazione, Jader vive la straordinaria esperienza di compiere un rapido cammino di evoluzione spirituale il cui fine ultimo consiste nel raggiungimento dell'Illuminazione.
GUARDANDO OLTRE... (2009)
La raccolta di aforismi “Guardando Oltre...” è il continuum naturale degli insegnamenti di Jader contenuti nella poesia “Le Sette Gocce” e nel romanzo esoterico “Il Labirinto”. Si compone di 1030 quartine in rima alternata. Le trenta quartine iniziali, attribuite ai “Sette Compagni” che hanno accompagnato Jader all’interno del Labirinto, costituiscono l’introduzione dell’opera e sono caratterizzate da versi di quattordici sillabe (il “doppio settenario”). Le mille quartine che seguono si compongono di versi endecasillabi a rima alternata e propongono al lettore un singolare percorso evolutivo di crescente difficoltà interpretativa. “Guardando Oltre...” è un invito a non cercare semplicemente “qualcosa” di indefinito all’interno di noi stessi, né a volgere lo sguardo il più lontano possibile, nell’infinito del mondo fenomenico esteriore. “Guardare oltre” è guardare oltre ciò che crediamo di essere ed al contempo oltre ciò che siamo realmente. Un concetto già accennato dall’autore ne “Il Labirinto”, con le parole: “…Tu sei la goccia che nutre il mare, tu sei il riflesso del raggio di sole nello specchio d’acqua, tu sei il sentiero che stai percorrendo, tu sei il Labirinto senza fine alcuna perché tu stesso sei la sua via d'accesso e la sua uscita. Tu sei la vita, quella vita che necessita solo di essere compresa nel più profondo del suo significato…”
LA MORTALE COMMEDIA (2020)
La Mortale Commedia, il testo poetico che chiude il libro è il primo tentativo di riscrivere La Divina Commedia di Dante, a 700 anni esatti dalla morte del poeta fiorentino. Con l’atteggiamento dell’allievo, umile e mai borioso, Carlo architetta una musicalità perfetta e funzionale con cui vestire gli insegnamenti umani e morali di cui anche La Commedia abbondava: una calma catarsi dell’anima, che piano piano con la guida del proprio maestro, conduce l’io alle vette della consapevolezza. Non poco della scrittura di Dante confinava con l’esoterismo e la magia, con il viaggio di interpretazione filosofica, con il tema dell’io; la raccolta che chiude l’opera e tutto il libro colgono e riproducono quest’atmosfera perduta. Liberamente ispirata all' Opera originale, la “Mortale Commedia” di Jader propone al lettore una chiave interpretativa inedita ed inconsueta, trasformando il viaggio nell'Inferno Dantesco in un percorso non tanto di condivisione spirituale evolutiva con il lettore, quanto di unicità intimamente ed essenzialmente trascendentale. Essere e (non) Essere giungono alfine ad assumere la stessa eterea natura del Tutto e del Nulla, in perfetta armonia con quanto insegnato dai grandi Maestri Advaita.