Le Assurdità di Essere - Lo Specchio
Lo Specchio
Sabato 18 dicembre: solo sette giorni a
Natale. In quel pomeriggio di cielo coperto e temperature ancora miti con l’inverno
ormai alle porte, Shirley passeggiava per le vie del centro in cerca di
ispirazione per acquistare gli ultimi regali. La freschezza dei suoi
venticinque anni era appassita da un recente passato di delusioni sentimentali:
le stesse vicissitudini amorose che pochi anni prima l’avevano spinta ad abbandonare
frettolosamente l’amata Scozia per stabilirsi in Italia. Ora viveva sola, in un
piccolo appartamento a ridosso del centro storico di quella tranquilla cittadina.
Dopo la separazione aveva ripreso il suo lavoro di insegnante yoga,
appoggiandosi presso una palestra di periferia alla quale doveva parte dei suoi
guadagni in cambio di una piccola saletta.
Le luminarie natalizie si rincorrevano tra
strade e piazze con giochi di luci intermittenti. I negozi adorni di addobbi e
alberi di Natale. Come in tutti i weekend del periodo natalizio, anche quel
giorno la piazzetta principale ospitava il mercatino con bancarelle d’ogni
genere. Era lì che Shirley era diretta, sperando di trovarvi quell’ultimo
regalo da acquistare: quello che inevitabilmente non vuole mai essere trovato.
In quello che gli organizzatori si ostinano
a promuovere come “mercatino dell’antiquariato”, Shirley si fermò davanti a un
banco stracolmo di chincaglierie: veri e propri avanzi di soffitta raccattati
chissà dove e messi in mostra così, alla rinfusa. Tra vecchie tazzine
sbreccate, orologi fermi da secoli e automobiline arrugginite, la sua
attenzione fu attratta da un piccolo specchio basculante da toilette, in stile
liberty, con la base realizzata in pietra di alabastro azzurro.
«Quanto costa?», domandò alla signora
infreddolita che inseguiva con lo sguardo ogni passante.
«Quello? Aspetta… mah, sinceramente non
ricordavo neppure di averlo. Quanto mi vuoi offrire?»
«Quindici euro?»
«Dai, facciamo venti… è Natale!»
«Diciotto e affare fatto?»
«Vada per diciotto!»
Shirley prese in mano lo specchio e
istintivamente le venne di provare a ruotare l’ovale verso il basso. Voleva
vedere se sul retro era presente un secondo specchio, magari di quelli che
ingrandiscono l’immagine. La signora del banco le bloccò improvvisamente le
mani, cacciando quasi un urlo.
«No! Ferma, per carità! Così lo rompi! Non
vedi che qui in alto, sull’ovale, c’è questa piccola coroncina dorata in
rilievo? Se ruoti tutto lo specchio verso il basso fai forza e rischi di
romperla. Se vuoi utilizzare l’altro lato dello specchio, devi ruotare la base
di centottanta gradi, così!»
Stupita per quella reazione così
inaspettatamente violenta, Shirley porse i soldi alla donna e questa, senza più
dire una parola, le incartò lo specchio in un foglio di giornale e lo ripose
dentro una busta di plastica.
E adesso questo specchio a chi lo regalo?
Pensò Shirley sbirciando dentro la busta. Non era ciò che stavo cercando. Perché
mai l’ho comprato? Vabbè, lo terrò io, sulla mia toilette. In fondo è carino!
Riprese a camminare per le vie, sbirciando
qua e là in cerca di qualche oggetto che richiamasse la sua attenzione. Dopo
poche decine di metri Shirley si trovò a oltrepassare distrattamente la vetrina
di una profumeria quando con la coda dell’occhio le parve di intravedere sul
ripiano di cristallo un oggetto conosciuto.
Quello è uno specchio perfettamente
identico al mio!
Tornò immediatamente sui suoi passi ma nel
giro di pochissimi secondi nella vetrina non c’era più alcuna traccia dello
specchio che aveva appena intravisto di sfuggita. Il commesso stava proprio in
quel momento riponendovi alcune bottiglie di profumo. Shirley entrò.
«Buongiorno, sarei interessata allo
specchio che ha appena tolto dalla vetrina.»
Il commesso la guardò stupito.
«Buongiorno a lei, ma… io veramente non ho
tolto dalla vetrina nessuno specchio, stavo solo mettendo a posto questi
profumi.»
«Come…», insisté Shirley, «l’ho appena
visto, passando da qui fuori.»...