Le Assurdità di Essere - L’Altalena
L'Altalena
«Non riesco ancora a capacitarmi, dottore, di
come tutto ciò sia potuto accadere realmente, ma al tempo stesso non sono
neppure in grado di cancellare dalla mia mente il ricordo degli avvenimenti
dello scorso dicembre, tanto sono indelebilmente impressi nella mia anziana
memoria. Ancora oggi fatico a comprendere ciò che la vita abbia desiderato
insegnarmi in un tempo così breve, lasciandomi mio malgrado una nuova
connotazione esistenziale.»
«Bene», esordì lo psicologo, «credo sia ora
che lei inizi il suo racconto. La interromperò solo se lo riterrò necessario.»
«Eravamo nel mese di dicembre, il dicembre
dello scorso anno. Quella mattina, ricordo ancora il giorno: venerdì 3 dicembre,
il cielo era sereno e la temperatura fredda ma sopportabile anche per una
persona anziana come me. Decisi dunque di uscire di casa per fare la mia solita
passeggiata fino al panificio. Era un paio di isolati più a est, oltrepassata
la chiesa. Ogni volta che mi reco a comprare il pane preferisco evitare la via
principale: troppo traffico, troppo rumore. Anche quella mattina deviai il mio
cammino verso la strada senza sfondo, quella che termina nei campi dietro la
mia casa.
Di notte la temperatura era sicuramente scesa
sotto lo zero perché la terra ancora gelata scricchiolava sotto il peso dei
miei passi e alcune chiazze di brina ricoprivano di un sottilissimo velo bianco
le zone erbose non ancora illuminate dai deboli raggi solari. Passai per il
campo, dunque, lungo il sentiero sterrato che costeggia gli ultimi caseggiati. Da
quella scorciatoia rientrai sulla strada direttamente all’altezza dei
giardinetti, dove sono solito fermarmi a riposare alcuni minuti.
Ricordo che quando arrivai ai giardini vidi
un camioncino del comune allontanarsi e subito notai che dietro alla panchina
dove sono solito sedermi gli operai avevano installato dei nuovi giochi per i
bimbi. Non avendo più l’età per certi giochi, né nipoti da far divertire, non
mi soffermai più di tanto a osservarli. Pensai soltanto che finalmente il
comune si era deciso a rinnovare quel vecchio parco giochi, che con il passare
degli anni stava pericolosamente invecchiando.
Me ne stavo seduto sulla panchina quando
udii alle mie spalle un cigolio che si ripeteva ritmicamente. Questi bambini
non hanno perso tempo, mi dissi, stanno già collaudando l’altalena. Di solito,
però, i bambini non si limitano solo a giocare ma parlano tra loro, fanno
schiamazzi, li vedi correre da ogni parte. In quel momento, invece, percepivo
solo il rumore ritmato e solitario del cigolare dell’altalena, come se oltre a
me fosse presente nel giardino un solo altro bambino. La curiosità mi spinse a
voltarmi e con gran stupore vidi alle mie spalle l’altalena che stava
oscillando da sola.
Non è una giornata ventosa, pensai, e poi
per fare oscillare da sola un’altalena fino a farla cigolare ci sarebbe voluto
un vento di bufera! Il fatto mi incuriosì a tal punto che volli avvicinarmi
all’altalena ma appena fui a non più di un metro di distanza il cigolio
terminò, improvvisamente, come se un essere invisibile fosse sceso
dall’altalena lasciando che il seggiolino continuasse dolcemente a oscillare,
fino a fermarsi del tutto.»
«Cosa ha immaginato che potesse essere
stato?», lo interruppe lo psicologo...