Le Assurdità di Essere - Il Personaggio
Il Personaggio
Alle sette in punto la sveglia sul comodino
iniziò a vibrare. Con un gesto istintivo della mano Freddy cercò il pulsante
per tacitarla, almeno per altri cinque minuti. Senza neppure rendersi conto di
essersi svegliato, cadde nuovamente nel sonno e immediatamente il suo sogno riprese
dal punto in cui la sveglia lo aveva interrotto.
Era ancora in bilico sul crinale della
scogliera, a pochi centimetri dal baratro. Sentiva sotto di sé lo spumeggiare
impetuoso delle onde e il vento che gli soffiava in faccia gelide gocce di
acqua salata. Non percepiva dentro di sé nessuna paura di cadere nel vuoto,
nessun timore di morire. Se ne stava a gambe divaricate e a braccia aperte a
osservare nuvole minacciose cariche di pioggia che sorvolavano la sua testa
come navicelle aliene.
Rispondendo a un istintivo richiamo, Freddy
spostò il baricentro del suo corpo in avanti, fino a quando i piedi smisero di
percepire il contatto con la roccia. Si sentì avvolto da un precipitare
leggero, come stesse volteggiando nell’aria. A occhi chiusi attese impaziente
l’attimo in cui il corpo impattasse con l’acqua ma quel precipitare divenne
magicamente senza tempo: quella caduta sembrava non terminare mai. Freddy era
consapevole di stare precipitando ma quei pochi attimi che lo separavano dalla
morte sembravano non voler trascorrere. Udì in lontananza il suono ripetitivo
di una sveglia. Aprì gli occhi e vide sopra di sé l’ombra del lampadario appeso
al soffitto.
Accidenti, pensò, è proprio l’ora di
alzarmi! Che strano sogno stavo facendo!
Il tran tran quotidiano al quale non poteva
sottrarsi lo richiamò alla realtà. Si alzò e ripeté come un automa la consueta
sequenza di gesti che di lì a poco lo avrebbero condotto nuovamente al suo
posto di lavoro. Freddy era uno scrittore. Per sua fortuna aveva il luogo di lavoro
nello studio accanto alla camera da letto e per raggiungerlo non aveva la
necessità di dover uscire di casa e ingolfarsi nel traffico cittadino. Con in
mano la tazza di caffè ancora fumante e vestito del solo pigiama, sedette alla
scrivania e accese il computer, stringendosi le guance con la mano come se quel
gesto lo aiutasse a riordinare le idee.
Dunque… a che punto ero arrivato? Ah! Al
punto in cui Micael prende la decisione di uccidere John, il suo socio in
affari…
Iniziò a scrivere:
“Ormai
Micael non desiderava altro che la morte di John, doveva soltanto escogitare il
piano perfetto per sbarazzarsi una volta per tutte del suo socio facendo in
modo che niente potesse mai ricondurre a lui quale esecutore dell’omicidio.
Doveva crearsi un alibi per l’ora in cui avrebbe commesso il delitto. Per
mettere in atto il suo piano criminale decise di telefonare a…”
Lo squillo del cellulare fece sussultare
Freddy dalla sedia, distraendolo dalla trama che la sua mente stava partorendo.
«Pronto?»
«Parlo con il signor Freddy?»
«Si, chi parla?»
«Sono Micael.»
«Micael chi?»...