Riflesso di me stessa ma identificata
in questo oggetto umano, in questo corpo-mente.
IO SONO la Coscienza, niente mi ha creata
poiché sono il Divino, sono la Sorgente.


Nan Yar?
Tat Tvam Asi!

"IO SONO CIO' PER CUI SO CHE IO SONO"

Meditare con la Poesia

Le Assurdità di Essere - Il Personaggio



 



“Le Assurdità di Essere” è una raccolta di racconti la cui pubblicazione è prevista nel corso del 2022. 



Il Personaggio

 

Alle sette in punto la sveglia sul comodino iniziò a vibrare. Con un gesto istintivo della mano Freddy cercò il pulsante per tacitarla, almeno per altri cinque minuti. Senza neppure rendersi conto di essersi svegliato, cadde nuovamente nel sonno e immediatamente il suo sogno riprese dal punto in cui la sveglia lo aveva interrotto.

 

Era ancora in bilico sul crinale della scogliera, a pochi centimetri dal baratro. Sentiva sotto di sé lo spumeggiare impetuoso delle onde e il vento che gli soffiava in faccia gelide gocce di acqua salata. Non percepiva dentro di sé nessuna paura di cadere nel vuoto, nessun timore di morire. Se ne stava a gambe divaricate e a braccia aperte a osservare nuvole minacciose cariche di pioggia che sorvolavano la sua testa come navicelle aliene.

Rispondendo a un istintivo richiamo, Freddy spostò il baricentro del suo corpo in avanti, fino a quando i piedi smisero di percepire il contatto con la roccia. Si sentì avvolto da un precipitare leggero, come stesse volteggiando nell’aria. A occhi chiusi attese impaziente l’attimo in cui il corpo impattasse con l’acqua ma quel precipitare divenne magicamente senza tempo: quella caduta sembrava non terminare mai. Freddy era consapevole di stare precipitando ma quei pochi attimi che lo separavano dalla morte sembravano non voler trascorrere. Udì in lontananza il suono ripetitivo di una sveglia. Aprì gli occhi e vide sopra di sé l’ombra del lampadario appeso al soffitto.

Accidenti, pensò, è proprio l’ora di alzarmi! Che strano sogno stavo facendo!

 

Il tran tran quotidiano al quale non poteva sottrarsi lo richiamò alla realtà. Si alzò e ripeté come un automa la consueta sequenza di gesti che di lì a poco lo avrebbero condotto nuovamente al suo posto di lavoro. Freddy era uno scrittore. Per sua fortuna aveva il luogo di lavoro nello studio accanto alla camera da letto e per raggiungerlo non aveva la necessità di dover uscire di casa e ingolfarsi nel traffico cittadino. Con in mano la tazza di caffè ancora fumante e vestito del solo pigiama, sedette alla scrivania e accese il computer, stringendosi le guance con la mano come se quel gesto lo aiutasse a riordinare le idee.

Dunque… a che punto ero arrivato? Ah! Al punto in cui Micael prende la decisione di uccidere John, il suo socio in affari…

Iniziò a scrivere:

Ormai Micael non desiderava altro che la morte di John, doveva soltanto escogitare il piano perfetto per sbarazzarsi una volta per tutte del suo socio facendo in modo che niente potesse mai ricondurre a lui quale esecutore dell’omicidio. Doveva crearsi un alibi per l’ora in cui avrebbe commesso il delitto. Per mettere in atto il suo piano criminale decise di telefonare a…”

Lo squillo del cellulare fece sussultare Freddy dalla sedia, distraendolo dalla trama che la sua mente stava partorendo.

«Pronto?»          

«Parlo con il signor Freddy?»

«Si, chi parla?»

«Sono Micael.»                                             

«Micael chi?»...