Riflesso di me stessa ma identificata
in questo oggetto umano, in questo corpo-mente.
IO SONO la Coscienza, niente mi ha creata
poiché sono il Divino, sono la Sorgente.


Nan Yar?
Tat Tvam Asi!

"IO SONO CIO' PER CUI SO CHE IO SONO"

Meditare con la Poesia

Meditazione su essere una persona



"Io sono una persona" è una finzione
ma tu non sai che stai facendo finta.
Sei solo un film: umana proiezione
che d'essere reale si è convinta.

“Maschera teatrale”. Questo è il significato etimologico del termine “persona”, derivante dal latino ma di probabile origine etrusca. Vista la saggezza antica che lo ha coniato, già il significato etimologico del termine, almeno per chi lo conosce, sarebbe più che sufficiente a creare non pochi dubbi sulla nostra reale affidabilità nel confronti degli atteggiamenti che quotidianamente assumiamo. Se, in ambito filosofico, si definisce persona un essere dotato, almeno potenzialmente, di coscienza di sé e dunque in possesso di una propria identità, ben più alte considerazioni di sé possiede l’uomo che, definendosi “persona”, si carica di tutti gli attributi positivi che contraddistinguono la sua individualità. Essere una persona equilibrata, onesta, sensibile, alla mano, particolare, dinamica… sono tutti attributi che l’uomo desidera che vengano riconosciuti in se stesso, lasciando agli altri gli attributi più dispregiativi del termine. La maschera teatrale della persona,  e per estensione il sostantivo “personalità”, è in realtà ciò che di irremovibile ci siamo stampati in faccia giorno dopo giorno, fin dalla nostra più tenera età, in conseguenza dei condizionamenti e dell’educazione ricevuta. Infatti, se in età adulta appariamo caratterialmente gli uni diversi dagli altri in modo inequivocabile, nei primissimi anni di vita tutti gli infanti non possiedono ancora una personalità che li caratterizzi. Questa verrà sicuramente con il tempo, in base all’ambiente, al ceto sociale e a tutto ciò che l’essere saprà e dovrà assorbire. Sotto la maschera della persona che tutti indossiamo si nascondono dunque individui perfettamente identici, come gocce d’acqua appena sgorgate da un’unica Sorgente, che ancora non hanno assorbito le impurità che raccoglieranno dal terreno durante il loro scorrere in rivoli, torrenti e fiumi, fino a giungere al mare. Grazie all’intuizione, il Saggio ha saputo darsi una risposta al perché gli esseri senzienti, tutti provenienti da un’unica matrice, debbano nel tempo subire una trasformazione tale da risultare esseri dalle caratteristiche psichiche e sociali completamente diverse, se non addirittura opposte. La risposta è infatti di una banalità estrema: nel grande gioco della manifestazione fenomenica duale, tutti gli opposti interdipendenti che costituiscono, appunto, la dualità, devono avere la possibilità di manifestarsi in eguale misura, così da mantenere in essere la manifestazione ed al tempo stesso bilanciarla, annullandosi reciprocamente e mantenendo il perfetto equilibrio dell’unità cosmica. “Il santo è tale grazie al peccatore e il peccatore fa da sfondo al santo. Non c'è bontà che può inondare il cuore se il male non le sta seduto accanto”. Così recita la quartina n° 560 tratta da “Guardando Oltre”… Ma il Saggio sa anche che questa manifestazione fenomenica che all’individuo pare così reale lo è solo in termini relativi, laddove in termini assoluti tutto non è che l’illusione derivante dalla Divina Ipnosi della quale ogni essere apparente è succube. Questa è la seconda maschera che è stata fatta indossare all’organismo corpo-mente, o pseudo-soggetto, per portarlo a credere che tutto ciò che osserva sia la sola ed unica realtà. Ogni sua (illusoria) azione è dunque compiuta dal punto di vista della realizzazione personale e in funzione del soddisfacimento del desiderio. L’uomo si crede artefice del suo destino e questa illusoria convinzione lo porta ad immaginarsi di agire per ottenere il risultato desiderato. In Realtà, e il Saggio lo sa, l’essere umano non è altro che una proiezione del sogno divino; un film del quale l’illusoria trama è già stata scritta dal Divino Regista. L’uomo è lo schermo sul quale viene proiettato il film, e al tempo stesso è pure il proiettore, la pellicola ed il fascio di luce. Peccato che l’uomo sia convinto, a causa della maschera della personalità che indossa, di essere soltanto uno dei colori che la luce attraversa nel suo immobile cammino!