Riflesso di me stessa ma identificata
in questo oggetto umano, in questo corpo-mente.
IO SONO la Coscienza, niente mi ha creata
poiché sono il Divino, sono la Sorgente.


Nan Yar?
Tat Tvam Asi!

"IO SONO CIO' PER CUI SO CHE IO SONO"

Meditare con la Poesia

Meditazione sulla vigilia di Natale


Vigilia di Natale, il mondo è in festa
perché domani nasce il Redentore.
Ma della sua dottrina cosa resta?
Pecore umane, senza più un Pastore!

I popoli che in questo giorno si apprestano a celebrare la vigilia del Natale rendono perfettamente l'idea di come un momento di festa, nato pagano e solo successivamente trasformato in festa religiosa, venga vissuto ed interpretato sulla base dei condizionamenti ricevuti fin dai primi anni di esistenza. Indipendentemente dalle reali motivazioni per le quali venne istituita la festività del Natale ed indipendentemente dalle idee religiose personali, che possono sfociare in una fede più o meno profonda, meditando sul significato che la Chiesa volle attribuire a questo momento è inevitabile constatare quanto poco oggi sia rimasto del Natale che dovrebbe celebrare la venuta del Cristo. La dottrina del Maestro è stata continuamente oggetto di deformazioni, certamente non fortuite né disinteressate, ma l'ego umano non si cura di ciò in quanto ha comunque necessità di credere in qualcosa a lui superiore per giustificare il mistero della sua presenza terrena. Laddove la fede religiosa venga fatta vacillare dalla programmazione impartita dalla Sorgente, l'organismo corpo-mente è portato comunque a percepire la necessità di trasformare questo particolare periodo dell'anno in un momento conviviale, durante il quale ritiene indispensabile tentare di ricreare intorno a se quello stato di serenità che appare smarrito durante l'anno. Per sua natura, l'essere umano non è portato ad approfondire le motivazioni storiche e culturali che sono all'origine di qualunque evento celebrativo, semplicemente perché non ne ha bisogno. La Divina Ipnosi impedisce all'uomo di abbandonare il proprio gregge in quanto la solitudine, interiore oltreché fisica, è la sua peggior nemica, perché lo istigherebbe alla riflessione. La socialità verso cui l'uomo si volge istintivamente fa parte del suo ruolo nella commedia chiamata vita e la ricerca di svago e condivisione di momenti di felicità è ciò che occorre alla manifestazione fenomenica affinché la recita prosegua secondo la trama stabilita: pochi attori, molte comparse, tutti intenti a recitare sul palcoscenico illusorio dell'esistenza. Quando un periodo particolare dell'esistenza umana fa sì che la socializzazione non possa avvenire così come è sempre avvenuta, anche la sacralità della festa, rimasta comunque intatta, non può in nessun modo lenire la tristezza e la sofferenza interiore causata dal non poter "vivere" la festività del Natale così come l'uomo avrebbe desiderato. Per quanti possano essere gli organismi corpo-mente cui venga attribuito il ruolo e il carisma di Maestro; per quanti insegnamenti profondi vengano impartiti, il gregge umano non sarà mai in grado di seguire il Pastore se non per quel poco che la Natura ritenga opportuno concedere.